Cartina 3D delle Alpi Svizzere Junfrau-Aletsch in proiezione ortografica obliqua

Proiezione ortografica obliqua: il rilievo senza prospettiva

Quando osserviamo una mappa, di solito diamo per scontato che "sia così" e basta. Ma dietro ogni rappresentazione cartografica c’è sempre una scelta: la proiezione.

Cos'è una proiezione cartografica?

In termini semplici, una proiezione cartografica è il modo in cui trasportiamo la superficie curva della Terra su un piano. La Terra, o qualunque altra superficie sferica o ellissoidale, non può essere rappresentata in piano senza introdurre un qualche tipo di distorsione. Queste distorsioni riguardano forma, area, distanza, direzione: ogni proiezione sceglie cosa preservare e cosa sacrificare.

Ma una volta che abbiamo costruito la nostra mappa — ovvero abbiamo scelto una proiezione e disegnato le forme su un piano — possiamo immaginarla proprio come un disegno bidimensionale, come se fosse stampata su un foglio da disegno virtuale.

Dalla mappa piana al modello tridimensionale

Quando realizzo una delle mie mappe 3D, parto proprio da questo foglio: la mappa piana. Se voglio dare rilievo al territorio, estrudo i vari elementi in base ai dati altimetrici digitali. Questo significa che ad ogni punto della mappa assegno un’altezza, e lo sollevo lungo una direzione perpendicolare al piano di disegno. È come se da ogni punto della mappa salisse un piccolo "pilastro" verso l’alto.

A questo punto, ho una rappresentazione tridimensionale del territorio: montagne, valli e pianure emergono dalla superficie.

E adesso: da dove guardiamo?

Qui entra in gioco la questione della proiezione ortografica.

Immaginiamo di osservare questo modello 3D da molto, molto lontano. Talmente lontano che i raggi visivi sono praticamente paralleli tra loro: sarebbe come guardare la Terra dalla Luna, o da una navicella spaziale a grande distanza. Non c'è prospettiva: gli oggetti non appaiono più piccoli se sono lontani, né più grandi se sono vicini. Otteniamo così quella che viene chiamata proiezione ortografica verticale (vista dall’alto).

Cartina 3D delle Alpi Svizzere Junfrau-Aletsch in vista ortografica dall'alto
Mappa Jungfrau-Aletsch in proiezione ortografica con vista dall'alto

Se incliniamo invece il piano del modello — cioè incliniamo la mappa mantenendo però sempre i raggi visivi paralleli — otteniamo una proiezione ortografica obliqua: una vista "dall’alto inclinata" che consente di visualizzare contemporaneamente sia la distribuzione planimetrica che l’elevazione del rilievo, senza però introdurre deformazioni prospettiche. È una soluzione particolarmente efficace per rappresentare il territorio in modo leggibile e geometricamente coerente.

Cartina 3D delle Alpi Svizzere Junfrau-Aletsch in proiezione ortografica obliqua
Mappa Jungfrau-Aletsch in proiezione ortografica obliqua

Per ottenere invece una vista più vicina a come percepiamo il paesaggio nella realtà, durante il rendering utilizzo una fotocamera virtuale, impostata con una lunghezza focale equivalente a 50 mm, che simula approssimativamente il campo visivo dell'occhio umano. In questo caso entriamo nel campo delle viste prospettiche: gli oggetti più vicini appaiono più grandi, le linee parallele convergono verso punti di fuga e la profondità viene percepita in modo naturale, restituendo un effetto più immersivo e "fotografico".

Cartina 3D delle Alpi Svizzere Junfrau-Aletsch in vista prospettica
Mappa Jungfrau-Aletsch in vista prospettica

I vantaggi della proiezione ortografica obliqua

Questo tipo di vista ha caratteristiche molto particolari:

  • Le proporzioni sono mantenute: montagne vicine e lontane appaiono delle dimensioni corrette.
  • Non ci sono distorsioni prospettiche: una montagna alta che si trova più distante non sembra "bassa" solo perché è lontana.
  • Le forme sono fedeli: profili montuosi, valli e crinali mantengono le loro geometrie reali.

Per la cartografia — e in particolare per la cartografia artistica e per i modelli panoramici — questa proiezione permette di rappresentare i rilievi in modo molto leggibile e accurato, senza effetti "drammatici" che spesso rischiano di alterare la percezione delle distanze e delle altezze.

Ma non è una vista naturale

C'è ovviamente anche una contropartita: la proiezione ortografica obliqua non corrisponde a come percepiamo il paesaggio dal vivo.

I nostri occhi, infatti, osservano il mondo in prospettiva: la distanza fa apparire gli oggetti più piccoli, le linee parallele convergono verso l'orizzonte e i rilievi lontani si comprimono visivamente. Tutte queste informazioni aiutano il nostro cervello a costruire la percezione della profondità e della distanza.

La proiezione ortografica obliqua rinuncia a questa componente prospettica, privilegiando invece una rappresentazione geometrica rigorosa, in cui le dimensioni e le forme vengono mantenute inalterate indipendentemente dalla posizione nel campo visivo.

Lo schema qui sotto illustra la differenza tra proiezione prospettica (a sinistra) e ortografica (a destra). Nella vista prospettica i raggi visivi partono da un punto di osservazione finito e divergono, generando deformazioni di scala man mano che gli oggetti si allontanano. Nella proiezione ortografica, invece, i raggi sono paralleli: le dimensioni degli oggetti rimangono costanti, indipendentemente dalla distanza.

Schema comparativo tra proiezione prospettica e ortografica
Schema comparativo: a sinistra la proiezione prospettica (raggi divergenti), a destra la proiezione ortografica (raggi paralleli).

Guardando però le immagini di esempio che ho generato e inserito qui nell'articolo, ammetto che sono ancora in parte combattuto su quale approccio privilegiare nei miei lavori futuri. La scelta dipende molto dalla scala e dal soggetto della mappa: per rappresentazioni di ampio respiro, come nel caso della mappa delle Dolomiti, la proiezione ortografica obliqua consente di mantenere proporzioni e forme coerenti su tutto l’insieme, evitando le deformazioni tipiche della prospettiva. Al contrario, per soggetti più circoscritti e concentrati su un singolo massiccio — come le Alpi Bernesi, su cui sto lavorando proprio in questi giorni e a cui si riferiscono le immagini presentate in questo articolo — l’utilizzo di una vista prospettica può restituire un effetto più naturale, immersivo e, in un certo senso, più “fotografico”.

In conclusione

La proiezione ortografica obliqua rappresenta uno strumento estremamente efficace per chi lavora con il rilievo e desidera restituire un’immagine chiara, leggibile e fedele alla morfologia del territorio.

La vista prospettica, invece, pur introducendo inevitabili deformazioni geometriche, offre un risultato visivo più vicino alla nostra percezione naturale e può rivelarsi particolarmente adatta in alcuni contesti, specie quando si vuole enfatizzare il volume e la profondità di un singolo gruppo montuoso.

In definitiva, non esiste una scelta assoluta: ogni progetto cartografico può richiedere un approccio diverso, e probabilmente continuerò ad alternare entrambe le soluzioni in base al tipo di mappa che sto realizzando.

Torna al blog